Presentata come tesi di dottorato nel 1967, pubblicata nel 1973, questa opera di un giovane studioso, destinato a diventare una delle figure centrali degli studi giuridici contemporanei, ha proposto una revisione radicale della separazione dei poteri. Rimproverando all'opinione allora dominante di avere male inteso sia la storia che le dottrine costituzionali francesi (esemplare l'analisi del pensiero di Montesquieu), Troper critica la tesi della specializzazione delle funzioni e il progetto di classificazione delle costituzioni secondo il criterio della separazione dei poteri. Storia e teoria si intrecciano in un percorso che attraversa le tappe fondamentali delle vicende istituzionali della Francia moderna: analizzate le variazioni della semantica di "separazione dei poteri" a partire dal XVIII secolo, l'autore colloca intorno ai primi anni della Terza Repubblica il momento nel quale si consolida il significato attuale, che ha il "vizio radicale" di mettere sullo stesso piano funzione politica e funzione giuridica. Soffermandosi su aspetti cruciali (il rèfèrè legislativ e l'interpretazione giudiziale, il contenzioso amministrativo, la responsabilità politica o giuridica dei ministri, il rapporto tra separazione e colpi di stato), Troper afferma che la separazioni dei poteri non è un criterio utile, quale che sia l'oggetto della classificazione. Ai tentativi di conservare la separazione riformulandola in termini di bilanciamento dei poteri, specializzazione e indipendenza (ammettendo talvolta che si possa avere specializzazione senza indipendenza e viceversa), si oppone che le costituzioni devono essere classificate non per come applicano la teoria della separazione dei poteri, ma in funzione della teoria che applicano davvero: la teoria dell'isolamento o della collaborazione dei poteri.