«I primi anni Quaranta furono un periodo straordinariamente fecondo per la riflessione umana. La tragedia che si stava svolgendo sollecitò alcune grandi figure a una meditazione tanto profonda quanto atroce era la discesa nella barbarie cui cercavano di opporsi. Il risultato sono state una serie di opere che, nei diversi campi, hanno posto le basi su cui dopo il 1945 è stato possibile edificare il ritorno alla civiltà. Di questo gruppo di testi il Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, intellettuali antifascisti al confino nell'isola di Ventotene, è l'opera fondamentale nel campo della politica e dei rapporti tra Stati, quella che va alla radice della questione della pace e dell'ordine internazionale, vero epicentro della tragedia in corso. Da secoli e ancora oggi l'uomo cerca il fondamento della pace. Nell'epoca contemporanea si è di volta in volta creduto che quel fondamento potesse essere il regime vigente entro gli Stati piuttosto che il regime dei rapporti tra gli Stati. Il Manifesto apre gli occhi su questa illusione e indica la via d'uscita federalista, ponendosi tra l'altro come un testo chiave nel processo di unificazione europea, un vero e proprio classico della letteratura politica del Novecento che ha ancora oggi molto da dire sulle sfide e sui pericoli che incombono.» Prefazione di Eugenio Colorni e presentazione di Tommaso Padoa Schioppa. Con un saggio di Lucio Levi.