La Costituzione rappresenta il fondamentale patto di coesistenza e organizzazione delle concrete espressioni plurali del popolo sovrano: se da una parte essa riconosce come "forme" della sovranità popolare le diverse articolazioni sociali e istituzionali, dall'altra - di ciascuna di esse - fissa il "limite", affinché nessuna tra quelle possa pretendere di esaurire il popolo stesso. In queste diverse forme scorre la partecipazione dei cittadini. Non vi può essere partecipazione efficace senza un'adeguata dimensione istituzionale della Repubblica. Tuttavia oggi, in Italia, stiamo vivendo uno scollamento profondo e patologico tra la vitalità democratica dei cittadini e i canali istituzionali che dovrebbero darle forma ed efficacia. Tale divario impedisce perfino la visione della partecipazione, perché essa si situa per lo più al di fuori dei tradizionali circuiti istituzionali. Soprattutto i partiti hanno reciso progressivamente ogni radice sociale e popolare, diventando espressione di una classe politica impegnata nella propria riproduzione. Come ricostruire una forma istituzionale che dia senso, nel nostro paese, alla partecipazione civica, evitando che questa sia costretta entro manifestazioni episodiche prive di capacità trasformativa? Si tratta di una sfida epocale, ma ineludibile, e questo libro la raccoglie a partire da tre prospettive diverse: lo spazio costituzionale di un diritto di resistenza; la messa in forma istituzionale del conflitto; il senso costituzionale di una partecipazione realmente umanizzante.