La realtà internazionale è profondamente segnata da crisi di governabilità operanti ai vari livelli. La transizione dal vecchio ordine mondiale bipolare ad un nuovo assetto, stabilmente pacifico, delle relazioni fra gli stati e fra i popoli si caratterizza per il persistere di drammatiche turbolenze. La statualità nella tradizionale forma nazionale, sovrana, armata, confinaria, mostra di non aver più tutte le capacità che sono necessarie per rispondere alla sua stessa ragion d'essere: la vita e il benessere delle persone. Dal canto suo, la cultura della (good) global governance non è ancora sufficientemente calata nelle menti di molti detentori di ruoli d'autorità. Gli autori propongono il paradigma della democrazia internazionale come quello che consente di capire la complessa realtà della vita politica internazionale, animata da una pluralità di soggetti - governativi e nongovernativi - e sottoposta a tensione etica e culturale dal riconoscimento giuridico internazionale dei diritti umani. Il quadro architetturale è quello della multi-level governance democratica, organizzato secondo il principio di sussidiarietà territoriale e funzionale. La vision complessiva è quella che risulta dall'intreccio fra la strategia dello human development e la strategia della human security, quali messe a punto nel fertile cantiere delle Nazioni Unite con saldo ancoraggio al Diritto internazionale dei diritti umani.