Il "governo senza popolo" è quello degli ultimi vent'anni, in cui la democrazia rappresentativa è entrata profondamente in crisi. È la politica del tempo di oggi, impotente eppure pervasiva, distante dalla vita degli uomini e, nonostante ciò, presente nel loro spazio quotidiano. Essenzialmente vuota, smaterializzata, privata di quel nucleo duro, collettivo che si chiamava bene comune, espressione di un tempo in cui la res publica non ha più un legame forte e solido, un fondamento emozionale stabile e duraturo e fluttua, come contagiata dalla "vita liquida", senza ancoraggi forti. I segni di questa crisi sono evidenti. La sofferenza della democrazia è percepibile nel diffuso sentimento di delusione, disincanto, diffidenza dei cittadini nei confronti della classe politica e delle istituzioni democratiche. Si staglia un orizzonte elitistico e sovranazionale, in cui il vero dominio è esercitato dalle oligarchie economico-finanziarie dislocate in vari punti del mondo, e per i cittadini c'è solo una falsa democrazia. Come usciremo dall'"epoca della sfiducia" verso gli altri, che si trasforma in disprezzo, aggressività e rabbia?