Nel 1968 in Italia, come nel resto d'Europa e nella maggior parte dei paesi occidentali, la rivolta giovanile era al culmine della sua espansione e della sua forza propulsiva volta al cambiamento di comportamenti sociali e culturali che fino allora avevano caratterizzato i sistemi di valore di queste società. Il contesto culturale, sociale ed economico di queste società veniva contestato in quanto non più idoneo a garantire certi diritti civili, sociali ed economici che nelle società capitalistiche, al massimo della loro espansione economica e dello sviluppo delle tecnologie ad essa correlate, non garantivano più la piena affermazione e il soddisfacimento di nuovi diritti economici e sociali che meglio avrebbero garantito un tenore di vita più libero e meno condizionato da vecchie norme e pregiudizi e dalle pastoie burocratiche che invece li opprimevano, impedendo così lo sviluppo di nuove e più moderne forme di relazioni sociali e culturali.