Fede e Avvenire è un proclama che deve raccogliere e restituire fiducia alle forze disperse e scoraggiate della galassia dei dissidenti ostili all'assolutismo, insorti in ogni angolo di Europa per cause diverse, spesso perseguitati e sparsi dall'esilio anche oltre l'Atlantico, e deve convincere o convertire persone integrate nei regimi, al potere, persone che tra insoddisfazioni personali, dubbi etici e incertezze sul futuro, pure con attenzione lo leggeranno. Estranei al progetto di Mazzini sono sia i fondamentalisti giacobini che i moderati e i "centristi" del tempo, simpatizzanti per il Juste-Milieu francese o per il liberalismo costituzionale. Mazzini li accusa di essere prigionieri di attendismi, legalitarismi e ricerche di compromesso paralizzanti, e di aver per questo seguito una strategia perdente che ha prodotto sfiducia e rassegnazione nell'opinione pubblica; per indicare la strategia dei suoi avversari adopera polemicamente lo stesso epiteto, "la commedia dei quindici anni", utilizzato dai filoborbonici. Ai suoi interlocutori Mazzini, secondo una convinzione già espressa sulle pagine della giovine Italia, propone una nuova, unificante ed esaltante identità politica e religiosa di pionieri di una nuova epoca, in cui a fianco della libertà e dell'uguaglianza, il principio fondamentale regolatore dei rapporti sociali non sarà più il principio di fratellanza bensì quello di umanità.