Ci vantiamo delle nostre libertà. Ci vantiamo del nostro pluralismo. Ne abbiamo fatto un dogma, quello della tolleranza a tutti i costi, per tutti, ovviamente, ma non per i nemici della tolleranza. Poi, però, è il Potere a stabilire che cosa sia tolleranza e chi e che cosa debbano essere tollerati. Difficile sottrarsi all'impressione che la libertà e la pluralità di opinioni siano oggi sottoposte a una sorta di magistero implicito, il cui criterio di riferimento essenziale è, appunto, la correttezza politica, o "politically correctness", e che quest'ultima non sia più solo un linguaggio, ma una vera e propria religione civile, con i suoi dogmi impliciti e, soprattutto, con la sua capacità di condizionare e censurare le nostre coscienze e i nostri comportamenti.