Dal 1945, anno della sua fondazione, la Südtiroler Volkspartei è la protagonista assoluta della politica in Alto Adige/Südtirol. Nel panorama nazionale risulta invece il partito nettamente più longevo, non avendo mai cambiato nome e avendo conservato più o meno lo stesso numero di deputati e senatori dal 1948 a oggi, mentre a livello europeo pochi schieramenti la eguagliano quanto a permanenza al potere e radicamento sul territorio. Malgrado l'evidente crisi e il calo elettorale degli ultimi anni, il partito della "stella alpina" resterà ancora per molto tempo interlocutore decisivo della politica locale e non solo. Tuttavia, se tra gli altoatesini italiani i suoi meccanismi interni restano ancora in certa misura incomprensibili, nel resto del Paese la SVP è generalmente percepita come un fenomeno poco più che folkloristico: sono quelli dal buffo accento tedesco che intervengono in Parlamento solo sulle questioni riguardanti il loro territorio o le autonomie locali, che sanno far pesare i loro voti e, quando possono, "ricattare" governi traballanti. Diventa dunque necessario raccontare la storia, le dinamiche e le articolazioni di questa singolare formazione, a suo modo un'eccezione nel contesto di diffuso discredito che caratterizza la politica attuale - non solo in Italia. Superando pregiudizi e luoghi comuni, e sollevando il manto di retorica che spesso avvolge il passato, questo libro intende spiegare al pubblico nazionale le ragioni di un'egemonia conquistata in nome della tutela della minoranza sudtirolese in uno Stato sentito come straniero. L'attualità impone altresì di gettar luce sulla lenta erosione di questa egemonia, indagandone le cause al di là delle sfumature enfaticamente sottolineate dalla cronaca scandalistica. Non una storia della SVP, dunque, ma un saggio critico, trasversale alla cronologia, concentrato sugli aspetti che caratterizzano la sua natura di "partito di raccolta", moderato, confessionale, interclassista e rigidamente etnico.