«La democrazia riesce a confondere gli spiriti impedendo a molte persone intelligenti di vedere le cose come sono in realtà, perché essa è servita da avvocati abili nell'arte di imbrogliare le questioni, grazie a un linguaggio fazioso, a un'agile sofistica e a un enorme apparato di declamazioni scientifiche.» Così Sorel, nelle "Illusioni del progresso", esprime la sua visione della democrazia: una forma di governo mediocre, la cui natura utilitaristica corrompe l'integrità della morale collettiva e introduce un individualismo mortificante per la società. Sulla figura di Georges Sorel, accusato di essere fascista e antisemita, di incitare alla violenza e all'omicidio, studiosi e critici si sono scontrati per decenni. Troppo spesso però si è tralasciato di approfondire un pensiero a tratti intollerante e antistatale, reazionario e anticattolico, ma anche spregiudicato e moderno, originale e risoluto. Nella complessità di un mondo in cambiamento, ai cui problemi Sorel, «uomo del proprio tempo», era fortemente interessato, il rifiuto anche violento dello stato democratico era invece un modo per rompere i compromessi e raggiungere un'onestà e un'integrità sociali da tempo perdute. Attribuite di volta in volta alla destra e alla sinistra estreme, le idee di Sorel rivendicano oggi una meditazione più equa, e finiscono per descrivere un'attualità che somiglia, sempre più minacciosamente, alla nostra.