Un gruppo di donne, nella sala di un carcere, parla della tortura. Non dell'aspetto politico, ma delle loro esperienze, di come hanno vissuto quell'aggressione e della sua stranezza. È un tentativo di arrivare in fondo a un fenomeno esistenziale e molto rivelatore. Tutte sono giunte a una situazione limite che le ha commosse e ha messo in luce aspetti ignorati dell'esistenza. È di questa sorpresa che si tratta. Non tanto del dolore evidente, della sofferenza che ti attraversa, bensì della stranezza di fronte all'inaspettato. Di fronte alla rottura degli schemi. La stranezza che obbliga a fermarsi e a riflettere. Non è tanto il dolore, l'angoscia, l'orrore, bensì, e soprattutto, la scoperta dell'inaspettato: non solo ciò che stava succedendo fuori e di cui non avevano nessuna notizia, bensì ciò che ognuno aveva dentro e che quella scossa ha tirato fuori con tutte le sue forze. Scoprire il grande potenziale umano, l'inganno nel quale uno è cresciuto, la lontananza dalla verità nella quale trascorre la vita. Le donne che parlano qui non sono sconfitte. Anzi, si sono appena svegliate.