Il 20 gennaio 2021, quando Joe Biden ha prestato giuramento davanti agli Stati Uniti d'America, erano passate appena due settimane dall'assalto a Capitol Hill, il Covid-19 dilagava, gli economisti annunciavano un'imminente grave crisi finanziaria e i Democratici avevano una maggioranza minima al Senato. Eppure, il neopresidente ha subito deciso di non giocare in difesa. Ottantenne, politico di lungo corso, «gaffe machine» secondo i detrattori, Biden ha aumentato senza indugi la spesa pubblica con un'ambizione che non si vedeva dagli anni Sessanta, ha promesso e poi attuato il ritiro dell'esercito dall'Afghanistan ponendo fine alla guerra più lunga mai sostenuta dagli Usa e reindirizzando tutte le energie verso la crescente competizione con la Cina. Ogni qual volta si è trovato con le spalle al muro, Biden è ricorso alla politica vecchio stile: accordi e compromessi. La sua scommessa in un primo momento è sembrata disastrosamente anacronistica eppure negli anni ha portato a risultati sorprendenti, come l'investimento di milioni di dollari nell'energia pulita, nell'industria nazionale dei semiconduttori e in nuove infrastrutture. Grazie alla sua inchiesta documentata e approfondita, e grazie all'accesso a fonti dirette della Casa Bianca, Franklin Foer traccia un ritratto affascinante, ricco di aneddoti e retroscena, di un presidente cruciale in un momento in cui la stessa democrazia americana sembra in pericolo, offrendoci nuove prospettive sull'incerto futuro delle democrazie occidentali.