L'Italia è un Paese nel quale si succedono le crisi, anzi c'è bisogno di crisi per realizzare i cambiamenti, perché le istituzioni si sviluppano grazie a esse. Ed è un Paese prismatico, con molte facce, più contraddittorio degli altri, nobile e misero allo stesso tempo. Il modo migliore per comprenderlo è allora dare voce tanto all'italiano quanto all'antitaliano che convivono in ognuno di noi. Come fa Sabino Cassese in questo saggio dal taglio originale e quasi autobiografico. Ogni capitolo si apre con un dialogo alla Diderot o alla Voltaire tra un riformista e un illuminista, uno statalista e un globalista, un militarista e un pacifista, un aristocratico e un plebeo: di fatto le due anime dello stesso autore che si interrogano a vicenda facendo luce su leggi e deroghe, burocrazia buona e cattiva, passato e futuro della Repubblica, pro e contro dell'Unione Europea, riforme presidenziali e ruolo del capo dello Stato. Due o più voci consentono infatti di confrontare sentimenti opposti, come il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà, e di affrontare senza pregiudizi temi come il cambiamento di regime in atto, la provvidenza e la tirannia sanitaria, la giustizia e l'ingiustizia, il governo e il sottogoverno, la guerra e la pace, il progresso e il tramonto dell'Occidente. Un saggio lucido e ricco di spunti e citazioni che illustra pregi e difetti dell'Italia e degli italiani consegnandone un ritratto disincantato e rivelatore.