I primi anni del duemila sono stati anni fecondi non solo per il coraggioso tentativo di ridefinire gli assetti istituzionali, in particolar modo quelli dei vari Dicasteri, inserendoli in un prezioso disegno configurante una nuova statualità cioè un nuovo modo di essere e di rappresentare lo Stato. Sono stati anni fecondi pure per la riconfigurazione di un nuovo ruolo del prefetto in generale e del prefetto in particolare come Rappresentante dello Stato e del Governo, un prefetto più vicino al territorio e ai Governi che sul territorio animano la loro azione, soprattutto più vicino ai cittadini che vivono sul territorio con i loro bisogni e le loro ansie, tesi a ricevere risposte alle loro legittime aspettative, proprio da parte dei responsabili della cosa pubblica. Si è trattato di configurare uno Stato più leggero, meno forte ma più forte, più orientato e preoccupato di svolgere le funzioni essenziali per la crescita e la difesa di una civile convivenza, più responsabile di garantire i diritti civili e sociali del cittadino, più autorevole nel sollecitare e nel sostenere i Governi locali e regionali nell'assolvimento della loro delicata missione istituzionale, più consapevole del nuovo ruolo e della sua importanza in una società complessa connotata da una difficile globalizzazione ricca di positività, ma pure di tante negatività.