Il progetto culturale e politico dell'Eurasia si pone come spazio geopolitico di civiltà, tradizioni, religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino in opposizione al processo totalitario dell'occidentalizzazione. La sfida americana è una sfida globale. Dunque, anche la risposta deve essere globale. La Russia si è sempre considerata portatrice di una missione che va al di là delle sue frontiere. Per Aleksandr Dugin, il liberalismo e l'atlantismo sono completamente incompatibili con la identità russa. Il suo pensiero affonda le radici nell'insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Ernst Jünger a Martin Heidegger, da Julius Evola a René Guénon, da Nicolai Alexeiev a Piotr Savitsky, da Nicolas Trubetskoy a George Vernadsky, ai grandi teorici della geopolitica Rudolf Kjellen e Friedrich Ratzel. Senza trascurare Harold Mackinder, che definiva l'Eurasia cuore geopolitico e geostrategico del mondo, unità organica nata dalla simbiosi tra i mondi russo e turco-musulmano, se non addirittura cinese. L'Eurasia è una potenza continentale tellurica (Terra), alternativa a quella talassocratica (Mare). La potenza americana e l'atlantismo anglosassone cercano di penetrare nell'heartland, il cuore geostrategico e geopolitico del mondo. Le recenti tensioni in Ucraina si spiegano anche in questa chiave. L'Europa non appartiene allo spazio euroasiatico. È una civiltà distinta, libera e indipendente, che deve fronteggiare le avventure egemoniche dell'atlantismo con quanti condividono lo stesso nemico principale: l'alta finanza, il mondialismo, l'omologazione linguistica e dei modelli di vita. In una parola, il "sistema per uccidere i popoli", di matrice anglo-americana.