Cento anni fa, il 21 gennaio 1921 a Livorno, nasceva il Partito Comunista d'Italia. Una creatura particolare, figlia e protagonista del "secolo breve", che comincia con la Prima guerra mondiale (1914) e si conclude con il crollo dell'Unione sovietica (1991). Sul Pci è stato detto e scritto moltissimo: conosciamo il pensiero dei suoi dirigenti e il dibattito interno, la sua visione del mondo e la sua struttura. Ma non capiremmo nulla di cosa è stato il PCI se non conoscessimo la sua "base". Le donne e gli uomini, i vecchi compagni e le giovani attiviste, gli operai e gli intellettuali, i costruttori delle feste de l'Unità e i delegati delle fabbriche, dei consigli di quartiere, degli organi collegiali delle scuole, dei consultori e di quant'altre istanze di partecipazione democratica che lo stesso PCI aveva creato. Questo libro ricostruisce uno spaccato vivo di cos'è stato realmente il PCI. Demolisce lo stereotipo del partito-massa fatto di "obbedienza e disciplina" e restituisce alla politica una dimensione culturale piena. Ad affermarlo non sono storici e sociologi professionisti, ma le stesse memorie dei protagonisti di una sezione: la Lenin di San Polo e Santa Croce di Venezia.