Nel giro di soli tre anni, il Brasile è passato da un governo riformista di centro-sinistra, che ha implementato una politica economica e sociale favorevole alla crescita economica e alla riduzione della povertà e anche una politica estera più indipendente dagli Stati Uniti, a un governo di estrema destra, che potremmo definire neofascista, ultraliberale in economia e passivamente subordinato agli interessi dell'imperialismo Usa. La grande maggioranza degli analisti della politica brasiliana è rimasta sorpresa da questa svolta radicale. Questo libro analizza la politica di questo periodo. L'approccio teorico di questo lavoro è raro di questi tempi: esamina i conflitti politici, istituzionali e di idee come espressioni - certo complesse e attive - di conflitti di classe e frazioni di classe presenti nella società. Si dimostra in tal modo che la faccia brutale della società brasiliana, che ora si mostra a tutti, era presente fin da prima, anche se non rilevata nelle indagini teoriche prevalenti nella Scienza Politica. Il libro presenta al lettore un nuovo ritratto dei governi guidati dal Partito dei Lavoratori (PT) tra il 2003 e il 2016, della crisi politica che ha portato alla deposizione di Dilma Rousseff (PT) dalla presidenza della repubblica nel 2016 e dell'ascesa al potere dell'estrema destra nel 2018. L'autore s'interroga anche sulle sfide e sui compiti del movimento democratico e popolare nell'attuale contesto brasiliano.