Le politiche migratorie degli ultimi decenni, oltre ad avere prodotto decreti e leggi ostili verso i migranti, hanno segnato un continuo slittamento delle competenze sempre meno in capo al Ministero delle politiche sociali, sempre più invece del Ministero dell'Interno e ora finanche del Ministero della Difesa. Una crescente militarizzazione delle politiche migratorie che da securitarie passano ad essere politiche difensive per l'interesse nazionale. Su questo artifizio legislativo, che genera la paura dell'invasione, della sostituzione etnica, si innestano ulteriori campi semantici discriminatori tanto nel linguaggio comune quanto in quello istituzionale e si realizzano, attraverso fondi pubblici, ulteriori campi di segregazione urbana e separazione sociale dei migranti, sempre più confinati ai margini della società.