La raccolta ha come protagonista la casa nel senso più connotato del termine: casa nido, casa rifugio, casa tramandata dagli avi e quindi depositaria di memoria, casa santuario - nell'accostamento/sovrapposizione proposto tra l'antica dimora e il Santuario di Monrupino. L'evento iniziale, ineludibile ma accettato con serenità, della perdita della casa, avrebbe potuto gettare sul resto della silloge una luce di rimpianto e dar vita a una celebrazione della nostalgia, a un libro di cari ricordi da sottrarre all'oblio, ma procedendo con la lettura scopriamo che non è così. Il viaggio che Nelida ci propone - non si svolge all'insegna della perdita. Al contrario i nuovi ambienti, dove ora la poetessa vive, i mobili, le cose vivono più intensamente, riscaldano lo spazio senza tempo della propria storia personale in un dialogo affettuoso con le proprie radici. E alla luce del presente la poesia, che anima con il proprio soffio vitale ciò che appare inerte o perduto, ripopola e dona nuovo slancio alle antiche pareti di pietra attraverso la parola.