"Siamo al cospetto di un poeta (non è casuale che Salvatore Quasimodo, notoriamente borioso e distaccato da tutti, conoscesse a memoria una intera poesia di Tomsich) che riesce a trascinare dentro la sua forza magica, dentro il suo lirismo che mi pare si possa apparentare, anzi di più, al realismo magico bontempelliano. Ma forse per Gustavo Tomsich bisogna stare attenti e non azzardare troppe parentele, perché egli è stato soprattutto parente delle sue rivoluzioni interiori, dei suoi vagabondaggi ideali, delle sue ritrosie e delle sue avventure senza remore. Ne sa qualcosa chi gli è stato vicino. Ma ne può sapere di più anche chi avrà la pazienza di leggere con calma e con partecipazione questo libro intenso e denso di vita. Ripeto, di vita. Tomsich non ha mai delegato alla parola messaggi impropri, ma solo e soltanto le sue angosce, le sue esaltazioni, le ragioni di un mondo che egli ha sempre sperato che potesse essere equo e libero dalla stupidità." (Dalla Prefazione di Dante Maffia)