"La fatica di amare", seconda silloge poetica di Alessia Tarantino dopo "In versi dispersi", [...] respira nel varco aperto tra l'impossibilità di scrivere e l'urgenza di farlo [...]; tra l'illusione e il desiderio; tra il senso e la forma del dire e del vivere. Quel verbo ("amare") sembra infatti rivolgersi all'atto del poetare, ma anche a figure altre, a ciò che ci circonda, alle nostre ferite, al nostro agire e se talvolta è ricambiato, talaltra è osteggiato, diventa gravoso, ma si svela puntuale nel sapiente gioco dell'autrice, quello che coinvolge le parole: Alessia, spesso, le scompone, ricucendole in significati nuovi, in "nodi di luce" che scova al di sotto della superficie precostituita, portandoli a galla [...]. Dalla Prefazione di Emanuela Vezzoli