Germanico (Giorgio Linguaglossa) è un dialogo distopico dopo le battaglie di Idistaviso. Parlano gli Avatar di due reduci di quella storica battaglia. Né la poesia né il romanzo storico oggi possono più rappresentare il passato storico, quello che possono fare è soltanto esternare un mix tra le idiosincrasie e bizze di un presente storializzato. Passato storico e presente storiale convivono, in questo dialogo, in un plesso poetico che non ha alcuna affinità con il pastiche del Novecento e che si differenzia da questo per la sua libertà di configurare una forma-poesia grottesco-derisoria, ultronea-altranea che si nutre di continui choc e di continui deragliamenti dell'ordo idearum. In questa forma di pastiche desultorio e sussultorio ci può entrare letteralmente di tutto, perché finalmente gli autori sono «fuori quadro» (stavo per dire «fuori testo»), e il testo assume un vestito pop, si tratta di pop-poesia, di poesia kitchen, di un simulacro di un originale che non c'è mai stato e mai ci sarà.