L'uomo vive nel tormento di una ricerca senza fine: mentre si affanna per capire il senso della propria esistenza e inseguire la felicità, si interroga angosciato su cosa lo aspetti dopo la morte. Per raggiungere un luogo in cui trovare finalmente pace, quell'approdo appena intravisto oltre il fiume della vita, si affida a chi possa aiutarlo a compiere la traversata. Così succedeva ai tempi di Tagore, quando carrettieri, venditori ambulanti e artigiani aspettavano su una sponda del Gange i traghettatori, che remavano e ripetevano come un mantra: «Portami all'altra riva». Di qui ha inizio il viaggio che il grande poeta bengalese propone al lettore attraverso i 78 canti che compongono "Gitali", tradotti per la prima volta in italiano. La barca procede al ritmo dell'acqua e del vento, guidata dall'Eterno Timoniere, nel silenzio dell'anima. La preghiera del cuore diventa supplica davanti al mistero della vita, delle sue mancanze, dei suoi lutti e del vuoto; in essa è udibile il richiamo della terra profonda, quel posto al di là di ogni conoscenza dov'è possibile incontrare il Vero Amore, il Re, l'Ospite segreto, la Guida, la Luce che discende «come nuvola estiva [...] con la promessa della vita segreta e con la gioia del verde». E, infine, la rivelazione: l'altra riva non esiste. Quello che ci pareva lontano e irraggiungibile è vicino, è alla nostra portata, è già dentro di noi. Perché esiste solo il Tutto di cui noi siamo parte.