«"Non chiederci la parola..." soggiungeva un dolente e profetico Montale i quello che era stato il testamento poetico del Novecento letterario. Ed invece, oggi più che mai, proprio dall'obliata stirpe dei poeti ci si attende quelle intrinseche verità e quelle irrinunziabili libertà che appaiono ormai conculcate, dimenticate, oltraggiate da questa nostra miseranda condizione di vita e dalla destrutturazione di ogni sensibilità, umana ed esistenziale. E, allora, ben venga questa suggestiva silloge del nostro Autore, che, mano nella mano, ci guida sapientemente in un'inedita ed intima dimensione emozionale, ove i pensieri, i sentimenti ed i palpiti dell'animo vengono colti, rimediati, reinterpretati e restituiti ai lettori, pervasi da un incontenibile volontà di accompagnarli verso una riflessione esistenziale dalla quale scorgere, anche solo per un istante impercettibile, la "parola salvifica".»