"Mi ha catturato fin dalla prima poesia, dedicata alla mosca. Un vezzo sinisgalliano oppure un'esigenza di portare su un piano dialogico argomentazioni che parrebbero proibite in poesia? Intendiamoci, parrebbero ai benpensanti che mai dovrebbero aprire un testo di poesia e mai dovrebbero azzardarsi ad esprimere giudizi. Ma la libertà sfocia spesso nel libertinaggio insipido e noioso e allora lasciamoli nella loro insipienza e seguiamo Donadio nel suo viaggio minimo, nelle sue "annotazioni" che sembrano divagare sulla quotidianità con un certo piglio alla Szimborska e che poi però salgono verso le sfere alte, perfino metafisiche, sicché ogni pagina diventa riflessione e adesione a un mondo che da una parte si è avviato al dissesto e alle perdite totali e dall'altra tenta l'aggancio alla risorsa della complicità umanistica."