"C'è, nei versi di questo giovane poeta, una disperazione lancinante, a tratti atroce, sempre in qualche modo colta e trattenuta sulla soglia del lamento, una disperazione non certo rassegnata o negata, che però si osserva e, osservandosi, trova il modo di dosare se stessa, di rifrangersi in mille immagini, di mostrarsi dimessa o parata a festa, di muoversi elegante e drammatica, di disperdersi per permeare di sé tutti gli angoli di una vita e negare ogni possibile illusione o speranza. [...] È inquieto, Sá-Carneiro, «inabissato nelle ansie», smarrito nel suo labirinto interiore, senza oggi né domani, incapace di provare nostalgia per il proprio passato, ma solo per ciò che non è stato («Ah, quanta nostalgia/ dei sogni che non ho sognato...!»), che sente avvicinarsi la propria morte - la dispersione totale - e prova pena per se stesso, così privo di legami o di passi da seguire da cercare continuamente nella poesia le parole che, uniche, possano realmente dire il dolore, donandogli almeno una sicurezza di esistenza." (Dalla Nota introduttiva)