Questa nuova raccolta poetica di Roberto Bertoldo, come sempre densa e gravida di percorsi nell'umano sentire, si configura come la più esplicita nell'attacco alle convenzioni, alle ipocrisie, al perbenismo, alle mafie. Da sempre, certo, la poesia del Nostro ci ha abituati a toni mai accondiscendenti e a duri colpi inferti a suon di simboli taglienti e linguaggi calibrati; in questo volume il filo della tensione non cede mai, il fronte della denuncia si fa amplio. Denuncia che riguarda, peraltro, non generici atteggiamenti e tipi umani ma precisi comportamenti, soprusi, guerre, governi. L'autore si mette nei panni dei rivoluzionari per vocazione e ribelli come massima possibilità, quelli che attacca sono i politici, prima di tutto. Il che restituisce a questa poesia, che certo pretende l'astoricità o meglio di essere soprastorica, un valore anche nell'immediato e contingente, una spinta che vale per tutte le mentalità classiste su cui proliferano le dittature, esplicite o implicite che siano (il "ladro di popoli", la "larva della storia", i "capitani dell'imbroglio"). Insomma avversario è, in questo libro, chi domina e, in subordine, coloro che l'assecondano.