Le poesie di "Pietre Ripetizioni Sbarre" sono state composte tra il 1968 e il 1969, negli anni in cui Ghiannis Ritsos era confinato nei campi di concentramento sulle isole di Ghiaros e Leros, e poi agli arresti domiciliari a Karlòvasi, sull'isola di Samo. Nel suo consueto dialogo con il Mito e con il passato, Ritsos racconta la memoria che resiste e che parla attraverso le pietre delle statue morte e delle colonne spezzate. Nei gesti che si ripetono da sempre, incessantemente, ritroviamo echi del passato che diventano immagini di un presente fatto di sbarre di carceri, di ricerca di una libertà definita dal poeta "immensa, estatica orfanezza". Nella sua solitudine, simile a quella degli eroi antichi, Ritsos conserva integra la sua dignità e la speranza nell'uomo, e afferma la sua fede nel potere di redenzione della poesia.