«Un tempo, se ben ricordo, la mia vita era un festino: vi scorrevano tutti i vini, vi si apriva ogni cuore. Una sera, mi son presa sulle ginocchia la Bellezza. - E l'ho trovata amara. - E l'ho insultata. Mi sono armato contro la giustizia. Volli scomparire. Streghe, miseria, odio, proprio a voi è stato affidato il mio tesoro! Dal mio spirito riuscii a cancellare ogni speranza umana. Su ogni gioia, per soffocarla, mi avventai con balzo sordo di bestia feroce. Ho invocato i carnefici per mordere, cadendo, il calcio dei loro fucili. Ho invocato i flagelli, per soffocarmi nella sabbia, nel sangue. La sventura è stata il mio dio. Mi sono steso nel fango. Mi sono asciugato al vento del delitto. E alla pazzia ho giocato brutti tiri. E la primavera mi ha portato il riso atroce dell'idiota».