La fine del mondo non è l'apocalisse che verrà, ma un sentimento del finire, il catalogo di una trasformazione in atto: il paesaggio di qualcosa che muore e si trasforma, qualcosa che inizia e balugina al di là dell'orizzonte della storia. Dal porto di Napoli in fiamme mentre i battelli si allontanano fino a una Venezia sommersa dove si staglia l'immagine della Tempesta di Giorgione, L'ultimo mondo è il racconto poetico di una fine: una fine che è insieme visionaria e reale, romanzesca e filosofica, personale e di specie. Un testo di poesia che si avventura nel solco delle "scritture della fine" e che si costituisce come un poema dell'addio: una drammaturgia della fine del mondo, una lettera lirica, volta contemporaneamente al passato e al futuro.