Il libro esplora poeticamente il legame tra l'immaginario collettivo e i suoi riverberi sulla nostra vita psichica, relazionale e sociale (di chi scrive e di chi legge). Il lavoro s'incentra sulla metafora della musica, la più appropriata per rendere conto di quel che viviamo intimamente quando ci troviamo in relazione con questo immaginario. La struttura in quattro parti del libro - Il Coro fantasma, Muro del Canto, Note di esperienza, Do ut Re - sottolinea importanti aspetti di questo legame invisibile, onnipresente e generalmente misconosciuto, che incidono continuamente sul modo in cui ci orientiamo nelle scelte, o nell'impossibilità di compierle. La musica, in altre parole, diventa metafora viva della nostra capacità o incapacità di condividere, di saper vedere ciò che è già frutto del vivere in comune: realizzare una vita "di concerto" ha una sua logica, che rientra in quel che viene generalmente definito "amore".