A partire dalla sua prima raccolta di poesie, "Altrove ovunque" (Edizioni Ensemble, 2020), Ottavia Pojaghi Bettoni annunciava ai lettori che ciò che chiamiamo "realtà" rimanda continuamente a un luogo e un tempo ulteriore. Quel che lo sguardo vede non si limita al solo dato fisico, e la Pojaghi Bettoni lo conferma con "Presente senza fine". Infatti, cos'è un 'presente senza fine' se non il sentimento di un'esistenza sconfinata dentro un tempo che non può essere misurato secondo le categorie attraverso le quali siamo soliti orientarci? È l'eterno. «Non ho più niente da dire», annuncia a un certo punto del libro la Pojaghi Bettoni. Una scrittrice che fa un'affermazione simile, o mente, o ha raggiunto un contatto molto profondo con la sfera del nostro essere in dialogo con il divino. Per la Pojaghi Bettoni vale questa seconda opzione. Allora l'affermazione summenzionata assume tutt'altra connotazione: vuol dire aver smesso di rincorrere fuori ciò che si trova al proprio interno, ovvero un tempo, un contatto, un dialogo e un'amicizia con il nome che da secoli fa tremare fedeli, e non, per la sua ineffabilità: Dio. Prefazione di Claudio Damiani.