La vita fantasmatica, mai doma, di un tu evanescente, dai toni sfumati, caratterizza la produzione di Raffaele Piazza e, nello specifico, "In limine alla rosa". In linea con la tradizione post-novecentesca, il poeta affronta la tematica della mancanza con atmosfere rarefatte, talvolta calate nella natura marina, altre in interni tratteggiati e mai stabilmente dati, come se dialogasse in absentia, con tono meditativo e avvolgente, calando il lettore in passaggi lirici limpidi e metamorfici. La prima evidenza del libro è legata alla scelta stilistica: il verso, spesso breve o puntiforme in Piazza, ritmicamente levigato, nello specifico diventa discorsivo, piano e idealmente spostato in una pacatezza narrativa legata al respiro, spesso lungo e incisivo, più marcato, mai lirico. "In limine alla rosa" segna, quindi, una tappa ineludibile nella ricerca poetica di un autore complesso, moderno, che tende, oggi, a una sorta di sperimentalismo metrico dalle soluzioni ardite ma convincenti. (Dalla Prefazione di Ivan Fedeli)