Un poema lungo un libro, un collage di storie acquatiche, prese per lo più dall'Odissea, che trattano di un personaggio minore abbandonato su un'isola rocciosa. Quella di Oswald non è una semplice traduzione del poema omerico, ma un'intima indagine a partire dal mare che circonda il protagonista. Nessuno è dunque una silloge di storie che ruotano attorno all'intreccio dell'Odissea. Leggere i racconti che la compongono è come ascoltare l'oceano: un'esperienza destabilizzante ipnotica, quasi allucinatoria, che invita a abbandonare le preclusioni terrestri per seguire le voci, le visioni e le vicissitudini che provengono dall'acqua in tutte le sue manifestazioni, letterali e figurate. Da una grande lettrice di Omero, una silloge di cui il pubblico italiano potrà godere anche nel gioco delle citazioni e dei personaggi omerici in filigrana, che appaiono senza mai declinare le proprie generalità.