«Dentro queste poesie Janet Nunez si trasforma in avatar di Alice di Carroll, ugualmente coraggiosa al momento di attraversare la soglia dell'apparenza. Ci conduce per mano in temibili paesaggi interiori, vediamo meglio ciò che non si vede. Seguiamo i suoi passi in città sotto il cui suolo si estende l'inverso di città identiche...» (dalla postfazione di Eloy Santos).