Quello che Nicola D'Imperio disegna per parole e immagini è il suo paesaggio interiore di Matera, che si identifica in gran parte con i luoghi più significativi dell'immaginario collettivo sulla città, dalla visione antropomorfica della Mater Terra, all'elemento semantico e sostanziale della materia lapidea da cui Matera si è generata. Nel grembo della Madre Terra i poli dell'esistenza materiale, vita e morte, coincidono e la cavità introflessa della grotta è anche la via che riconduce al cielo. In quasi tutte le forme religiose arcaiche essa è infatti il luogo privilegiato del contatto tra l'uomo e gli dei. La profonda incisione naturale della Gravina si staglia sullo sfondo dell'insediamento delle origini. In basso scorre il torrente omonimo che sfocia nel fiume Bradano. "Sentieri ripidi e sconnessi, percorsi nel tempo dai pastori e dalle bestie,verso i pascoli odorosi dell'altura. Grotte profonde e gole con anfratti, chiese scavate e dipinte sulla roccia con santi antichi che guardano severi".