Dopo aver indagato i sentieri del male e le misteriose spirali della memoria, Giampiero Neri, decano della nostra poesia, sposta lo sguardo al «teatro naturale» dove abita da sessant'anni, la milanese Piazza Libia, «con i suoi duecento alberi, platani in prevalenza ma anche pini e arbusti di melograno, forsizia e altre specie». Protagonisti dei suoi nuovi cammei sono gli «sconfitti»: anime senza fissa dimora, inquiete e solitarie, come Attila, il profugo venuto dall'Est, la giovane e sognante Valentina o il panettiere laureato in Lettere. In questo campionario di umanità, si staglia il signor Giovanni, figura di leggendaria eloquenza, la cui sola ricchezza è la conoscenza: trascorre infatti le giornate sulla panchina a leggere e dispensa la limpida saggezza di Fedro o Esopo. Con questi dialoghi dei vinti Giampiero Neri esamina i sentimenti più profondi della nostra vita, soffermandosi in particolare sulla pietas verso gli ultimi e facendo risaltare, ancora una volta, il grande mistero della mente umana.