Nadia Cavalera, dopo aver richiamato l'attenzione degli "uomini incerti dai ciechi passi lenti a cercar la salvezza", affinché liberino "gl'occhi da prosciuttaggini e salamine" e si rendano conto della barbarie in cui è precipitata la nostra società, traccia con un tono beffardo una propria teoria, che riparta appunto da una ridenominazione delle categorie più abusate, cominciando da quella di politica, da sostituire con quella di "astutica", ovvero l'arte della convivenza fra gli uomini dell'"asty", il luogo basso del popolo autonomo e laborioso, contrapposto alla "polis", cioè la roccaforte abitata "dal ricco potente fannullone già sfruttatore". Da ciò discende la seconda invenzione linguistica, quella della "ergocrazia", cioè "potere al lavoro", al posto di una democrazia ormai "inflazionata svuotata / troppo stravolta bacata di orrendi tradimenti caricata".