Per sempre vivi, senz'altro la migliore opera poetica di Alessandro Moscè, è suddivisa in cinque, affilati capitoli che ripercorrono in tono perentoriamente alto le tematiche fondamentali della sua biografia: la comunicazione tra i vivi e i morti (gli affetti famigliari e il dialogo trascendentale con il padre), l'eros e il sogno incentrati nel dolcissimo ricordo dell'adolescenza, il locus amoenus dei giardini pubblici di Fabriano, luogo esistenziale, piuttosto che contemplativo, la malattia infantile con la finitudine e il sibilo misterioso, radente della morte, il riscatto, infine, con il simbolo della forza identificato nel mito dell'infanzia: il calciatore Giorgio Chinaglia, autentico trascinatore per lunghi anni della squadra della Lazio. Un percorso di vita e di poesia costellato da profonde rarefazioni in cui si sovrappongono il fiato corto della possibile resa e la consapevolezza, poi, di una conquistata, fortemente voluta trasfigurazione. (Tiziano Broggiato)