Essere dove di Romano Morelli è un libro in movimento. Lo è per stessa ammissione dell'autore che nella nota in calce, nel ragguagliarci sulla vicenda compositiva della raccolta, avverte di come la struttura sia mutata e da quella prima sezione, da quel poemetto chiuso, e per certi versi definitivo, sia fiorita la seconda parte che ne costituisce quasi la risoluzione, l'epilogo. Non è un caso che Morelli abbia adottato per definire i due momenti del suo poema, che resta tale nonostante la frattura che apparentemente lo percorre, il termine "movimenti", in conflitto, almeno su un piano meramente lessicale, con quel titolo che pare racchiudere una stasi, un'immobilità - confermata peraltro delle liriche della prima sezione - una paralisi, mentale e spirituale, ancor più che fisica, quasi incurabile. (Dalla Postfazione di Emanuele Spano)