"Consegnata alla frenesia del vivere, la comunicazione è diventata sterile trasmissione di dati essenziali allo scopo, incapace di concepire una frase che non sia assuefatta alle esigenze del pragmatico e del funzionale. Comunicare attraverso la poesia è invece ridare spazio al respiro della parola, al volo della metafora, al sentimento dell'infinito e, quindi, restituire all'uomo d'oggi quel supplemento di anima che la società dei consumi gli sottrae ogni giorno di più, dimentica che, privato del nutrimento dello spirito, il corpo s'imbarbarisce a tal punto da non averne neppure consapevolezza. Questa silloge - puntualizza l'autore - "è nata per l'esigenza profonda di espellere momenti della mia vita che pressavano la memoria e urgevano come un vero travaglio. Se ha scartato la forma prosastica e ha preso le sembianze del verso, il motivo va individuato nella ricerca d'una espressione più libera, non costretta a correre sui rigidi binari della citazione scientifica che avevano costituito lo schema della saggistica filosofica cui avevo consacrato l'intero arco della mia vita di studioso."