C'è una questione antica e essenziale che reclama la sua attualità perenne: l'essere ciò che si sente. La poesia di Vincenzo Mirra assolve a questo proposito. Mirra rivela senza svelare, senza togliere i veli alla dea, e lo fa con una naturalezza tanto semplice quanto disarmante. Il suo logos fa vibrare di naturale chiarezza la parola, al punto che la realtà diventa la nostra interiorità rispecchiata nel mondo. Una volta Vincenzo Mirra mi ha detto: È così inerte la materia del cielo, se la guardi senza accendere gli occhi. Ed è tutto qui, il succo del discorso. I suoi versi questo ci suggeriscono: che siamo noi il luogo, siamo noi il tempo, e siamo noi ancora che possiamo trascenderli. Chiara Catapano