L'autrice, pur piantata saldamente hic et nunc nella realtà (un balcone di ghisa, solido e terrestre...), tuttavia si trova assai spesso ad esplorare quel cronotopo, rappresentato al meglio dall'uroboro che mangia, continuamente, gli eventi e, continuamente, li crea, in una palingenesi costante di vita... La sua sensibilità poetica la spinge al confine dello spazio-tempo a cercare il punto di rottura-creazione - alfa e omega - con cui l'urobororicrea l'universo. Guarda verso una giovinezza atemporale/a-spaziale) primigenia fatta da persone (Enrico il Navigatore, don Joao V) o ai miti che l'hanno rappresentata, nel bene e nel male. (Dalla Prefazione di Nino Lo Conti)