La lettura dei testi dell'autrice si propone come metafora di un narratore divino che offre suo figlio a tutti, il Logos, la parola che racconta del padre suo. Enza si offre interamente a Lui, dona la sua vita nelle sue mani perché è fermamente convinta e crede in lui, il suo Dio, che racconta attraverso il suo vissuto. Lui diventa interlocutore, occhi, parola, suono tempesta nel rigurgito degli attimi che coprono i varchi temporali del trascorso della poetessa che espone con fervida lucidità il proprio pensiero, accarezza i ricordi fra le genti e le persone che hanno rappresentato per lei qualcosa. (Rita Nappi)