Il viaggio è memoria, racconto, affabulazione, percezione di realtà e di sogno, nascita, trasmigrazione di parole. Di rara intensità pittorico-espressionista le singole liriche che si ricompongono in una sorta di preludio visivo-musicale in cui la natura riesplode ogni volta in visioni interiorizzate. La modulazione ritmica dei versi precisa il senso musicale dell'intera composizione e ne riassorbe le tensioni, le apparenti interne lacerazioni. La poesia di Massimo Vecoli ci consegna un tempo reso eterno nell'attimo, nei singoli accadimenti, parole appena pronunciate a fior di labbra, in un monologo interiore di cui la vera chiave di lettura non è l'oggettività, il reale, ma il sogno, la musica del sogno. Per vivere pienamente la vita è necessaria la fascinazione del gioco linguistico e la fonica espressiva della poesia che ha, appunto, la stessa funzione di un sogno che si realizza, dove ogni parola esercita su quelle contigue una forza di attrazione irresistibile. Le terre sognate è una silloge composta da coordinate emozionali e razionali che si intrecciano in una relazione indissolubile e, talvolta, inconsapevole, attraverso un reticolato in versi di alto ed elegante livello stilistico e linguistico.