La poesia di Massimo Vecoli è un confluire di desideri e sentimenti riprodotti su carta mediante una sintassi così leggera e traslucida da mozzare il fiato. Ogni parola e ogni sintagma verbale (frase) rimanda a echi più profondi, si offre con calcolata brevità e potenza di immagini sì che l'immagine stessa che si forma nella mente del lettore pare uno schizzo, un quadro ombreggiato dai toni blu notte, grigio e verde, nero. Come la notte, il poeta è in ascolto, il cuore dormiente, libero come un uccello notturno nel quieto silenzio del riposo naturale. Se una nuvola si addensa in cielo migra con sé il misterico sapore dell'esistenza, l'ostinato dolore che apre l'anima alla percezione delle proprie risorse interiori. Una silloge che conferma la sottile melanconia dei versi, a tratti abbagliante, già apprezzata nella produzione precedente e si compenetra di una forza espressiva più matura, di un respiro contenutistico più ampio. Ci sussurra di noi, del nostro fianco scoperto, della nostra sete di esperienza, del desiderio di certezze, delle nostre illusioni e delle nostre paure. Le parole, semplici, dirette senza inutili orpelli, sono quelle del poeta che penetrano nel nostro animo con la sensuale sinuosità di una musica jazz.