In questa raccolta di Marta Celio "la ricerca di una parola che porti l'impronta del reale fa coincidere lo spazio del dire poetico con l'evocazione di un'intensità lancinante. Gli spigoli, le lame, i tagli, le ferite sembrano indispensabili prodromi o gli irrinunciabili compagni della dolcezza di uno smarrimento che non vuole analgesiche consolazioni e che rifiuta desensibilizzanti pedagogie. Il frequente rivolgersi ad un interlocutore spesso remoto al modo dell'invocazione, della richiesta che fa tutt'uno con la vita intera di chi chiede, custodiscono le proprietà irrinunciabili di questo transito attraverso il dolore." (Adone Brandalise, dalla prefazione). Postfazione di Alessandro Tessari.