Nelle liriche di Marta Celio, il nesso fra poesia e pensiero - ovvero, se si preferisce il richiamo aristotelico, il carattere "più filosofico" del poetare - non è il risultato di un progetto premeditato, né è l'esito di un'opzione intellettualistica. Non si tratta, infatti, di conferire valenza universale ai versi, assecondando un disegno astratto di mutua compenetrazione fra il pensiero e la poesia. (...) La strada delineata dall'autrice è un'altra più accidentata e arrischiata, ma anche più originale e affascinante. Restituire alla parola la forza della rivelazione. (dalla prefazione di Umberto Curi)