Voce di rango nel panorama della poesia dialettale romagnola, Marino Monti pubblica la sua ottava raccolta di versi, che ancora una volta confermano la massima espressività del dialetto, lingua capace di esprimere - come sottolinea Maria Lenti nella prefazione - la voce dell'intimismo e del lavoro, della storia e del male di vivere, dell'ironia e della liricità. Su tutte queste ribalte Monti si muove con la disinvoltura del poeta maturo, costruendo la propria scena fatta di «sentimenti e sentire in un mondo di sottili trasalimenti».