Dal levigato neoclassicismo delle Poesie giovanili (1797-1812), risuonanti di echi pariniani e montiani, allo stile petroso degli Inni sacri (1812-22), che coniugano poesia e preghiera nella scia dell'apologetica cattolica, al vibrante patriottismo delle Canzoni e odi civili (1814-21), tra cui la notissima orazione funebre del Cinque maggio, dove l'umana parabola di Napoleone dalla gloria all'esilio si sublima in meditazione cristiana sulla storia: nella produzione poetica del più grande scrittore italiano dell'Ottocento si riflette tutto il suo travagliato percorso interiore. La cosiddetta "conversione" spirituale investe l'intera opera di Manzoni e sfocia in un romanticismo non titanico o lirico-sentimentale e neppure individualistico, bensì corale perché volto a realizzare una letteratura moralmente e socialmente impegnata che si fa portavoce di una comunità di uomini e testimonia la visione di un Dio presente nella storia, un Dio che «atterra e suscita». Introduzione di Pietro Gibellini. Note e premesse di Sergio Blazina.